Meno noto rispetto ai mausolei di Lucio Munazio Planco e di Lucio Sempronio Atratino, risulta il sepolcro ubicato sulla riviera di levante, alle spalle del lungomare Caboto, di cui non si possiede alcuna notizia circa il possessore o il contesto di appartenenza. Il monumento, soffocato dalle sopraelevazioni moderne, si conserva solo parzialmente. Dell’edificio, chiamato comunemente “Sepolcreto Marittimo” e databile intorno al III sec. d. C., è assimilabile a una delle molteplici tipologie che contraddistinguono i sepolcri romani tra l’inizio dell’età imperiale e il periodo Giulio-Claudio. Oggi della struttura, proprietà del comune, rimane il basamento con un ambiente semipogeo e parte dei muri della cella.
LA STORIA
La nascita del mausoleo è ancora avvolta nel mistero: secondo alcuni studiosi sarebbe la tomba di un patrizio romano dell'età di Adriano, secondo l’archeologo Amedeo Maiuri, invece, si tratta della “vera tomba di Cicerone” (1° sec. a. C.). Altre fonti associano la nascita del mausoleo alla figura di Scipione l’Africano il quale, secondo Cicerone e Plutarco, era un “appassionato ricercatore di conchiglie ed ombelici, proprio a Gaeta dove si era fatto costruire il suo sepolcro di marmo”. E, vicino al monumento di Calegna, a testimonianza di ciò, vi erano una cappella e un piccolo ambiente contiguo rivestito di “belle conchiglie di colore rosso”. La ricercata struttura del monumento funebre, comunque, al di là del nome del suo “proprietario”, consente di attribuire il monumento a una ricca famiglia locale o proprietaria di praedia (possedimenti) sul territorio.
Comunemente conosciuto dagli abitanti e identificato nei libri di storia come “Sepolcreto Marittimo”, il misterioso mausoleo fu eretto in una località campestre vicina al mare. Storicamente non si hanno notizie sulla sua costruzione ma si può stabilire per certo che il poderoso manufatto è stato adibito, fin dal Medioevo, a stalla e a magazzino, uso a cui è stato destinato, fino a pochi anni fa.