08Aprile2020

Canti di Passione nell’area del Golfo di Gaeta e delle Isole Ponziane

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Canti di Passione nell’area del Golfo di Gaeta e delle Isole Ponziane

Canti di Passione nell’area del Golfo di Gaeta e delle Isole Ponziane

a cura di Ambrogio Sparagna

Nell’area del Golfo di Gaeta e delle Isole Ponziane, come in tutto il territorio italiano, la tradizione dei canti popolari quaresimali è ancora largamente diffusa. Si tratta di un repertorio di grande intensità evocativa che descrive in maniera semplice ma commovente fatti salienti della narrazione evangelica. Sono canti che provengono da origini antiche. Conosciuti come Canti di Passione,  impiegano l'italiano, il dialetto e il latino.  Alcuni traggono spunto da narrazioni popolari ispirate ai vangeli apocrifi, altri da forme di drammaturgia liturgica medievale, altri ancora sono elaborazioni di racconti popolari legati a personaggi evangelici. La loro esecuzione è affidata sempre  a gruppi  di cantori numerosi che possono far parte sia di organizzazioni religiose penitenziali, come le Confraternite, che di ensamble spontanei. A differenza di altre forme di canti religiosi popolari,(come ad esempio quelli legati al ciclo dell’Avvento e delle feste dei santi patroni che si  caratterizzano nell’impiego di singoli cantori solisti, talvolta accompagnati da piccoli gruppi strumentali,) i canti di Passione devono essere sempre eseguiti in forma collettiva. Durante il periodo quaresimale nella nostra tradizione popolare il cantare insieme (sia all’unisono che in forma polifonica) rafforza il valore simbolico della devozione di ogni singolo cantore che “ricerca” la sua voce nelle voci degli altri cantori che ha vicino. Grazie all’azione del canto collettivo la comunità ritrova il proprio senso spirituale comune  e rafforza quei valori simbolici che caratterizzano la narrazione evangelica quaresimale.

Le celebrazioni liturgiche della Settimana santa  nell’area del Golfo di Gaeta e felle Isole Ponziane rappresentano un momento di profonda devozione e pietà popolare ancora fortemente radicata in tutti i centri del territorio. La partecipazione dei fedeli alle Processioni del Cristo morto è dovunque molto intensa e ogni comunità si caratterizza per forme cerimoniali particolari. Un sentimento di mestizia e misericordia attraversa tutte le funzioni processionali. In alcune un ruolo importante è rappresentato dalla presenza di antiche Confraternite che con i loro costumi e oggetti rituali tipici caratterizzano lo svolgersi delle Processioni che attraversano tutti i caratteristici  luoghi dei centri storici. Di grande  rilievo sono le Confraternite del Rosario e di San Francesco di Gaeta e quella del Madonna del Carmine di Maranola. Le punte più alte di questo tipo di manifestazioni spirituali hanno luogo durante le processioni del Venerdì Santo dove il clima di sincera devozione popolare è esaltato anche dalla partecipazione di  numerosi gruppi di donne che in forma corale intonano antichi canti penitenziali. Fra questi  i più originali  sono quelli conosciuti come L'Orologio della Passione, che racconta le ultime ventiquattro ore della vita del Nazareno ancora largamente conosciuta e cantata a Castelforte, e La Morte di Gesù Maria s'affanna, che ricorda  nelle varie trasposizioni dialettali alcuni passi dello Stabat Mater di Jacopone da Todi intonata durante le processioni di Trivio e Maranola. Anche in questo genere di canti, che impiegano sia testi letterari antichi che dialettali, la modalità esecutiva è collettiva e di grande intensità drammaturgica. Spesso durante tutto il percorso i gruppi femminili cantano ognuna sottobraccio all’altra. Alcune camminano scalze  con grandi ceri in mano e vengono sostenute lungo il tragitto da “consorelle” che si alternano nell’esecuzione delle forme iterative antifonali come quelle tipiche di alcune canzoncine spirituali settecentesche attribuite a sant'Alfonso Maria dei Liguori. Fra queste le più conosciute nel territorio sono Gesù mio con dure funi, O fieri flagelli.

 

Qui di seguito riportiamo la trascrizione di alcuni testi di  "Canti di Passione" fra i più interessanti fra quelli ancora largamente in uso nel territorio del Golfo di Gaeta durante il periodo quaresimale

 

L’orologio della Passione

(canto tipico di Castelforte)

E nncora te notte e Dio ne te fa glio segno

faceva la cena Gesù miserero

mentre Gesù la cena iva facenno

la sua morte se iva preparenno

alle ddì ora, gli lavero gli pieti

alle tre ora glio ntutto prelichero

Alle quatt’ora glio commenechero

alle cinco mezzo agli’orto se ne andava

Alle sei ora, gl’angelo calava

glio combatteva glio giusto vero Dio

Alle sett’ora no schiaffi fui schiaffato

Alle ott’ora fui ‘ntutto male trattato

Alle nov’ora da russo fui vestito

e Gesù Cristo ta pazzo fui pigliato

Alle dieci ora glio mise carcerato

come fosse peccato fui combattuto

Alle undic’jora in casa te Pilato

alle dotici a na colonna fui abbattuto

Alle tritici ora ta russo fui vestuto

da tanta Farasei fui schiaffeggiato

Spina pungente comme a malefattore

se’ ncoronato alle quattordici ore

Alle quinticiore sentiva no gran romore

faceveno crocifisso chigli abbrei

Alle sitici ora la truppa arrivava

Gesù co’ le sue mani ci s’arrendeva

Licenziato alle diciassett’ora

è morto e n’ereno sazi chigli abbrei

Alle diciott’ora no regno te croce

perdona chi peccava l’eterna croce

Alle diciannov’ora calava glio patre dolci

calava perdonava gli suoi tiranni

Alle vint’ora  Maria co tanto affetto

mamma pe’ figlio te lasso Giovanni

Alle vint’uno l’acqua domantero

cacci cito e fele stemperero

Alle vintitue ci fui schiovato ta croci

e ‘mbraccio alla sua mamma fui portato

Alle vintitre’ ora sa miso in passione

e morto aglio sebbuleco glio portero

Fu seppellito alle vintiquatt’ora

Maria ci rimaneva co’ gran dolore.

Siete devoti voi te la croci

a piange co’ Maria non tè più voci

Sonate campanelle tutte quante

che Gesù Cristo è muorto a 33 anni

Questa razzione che noi abbiamo cantato

alla passione te Cristo, sia rappresentata

Chi la tici e chi se la va’ imparenno

acquista le sante indulgenze e ammenne.

 

 

La Maddalena

(canto tipico di Castelforte)

L’aria se scura glio maro

se turba se chiuteno le porte

glio figlio te Maria in croce è morto

glio figlio te Maria, in croce è morto

E la Maddalena  co’ gli capelli sciuoti

dicenno maro a me ca io gl’aggio perduto

dicenno maro a me ca io gl’aggio perduto

E voi Giovanni fratello mio caro

consola chella mamma

oi che sospira consola chella mamma

oi che sospira consola chella mamma

E la Maddalena ecco voi parfiti giutei

che tratitori siete che tanti strazi aglio mio figlio date

che tratitori siete che tanti strazi aglio mio figlio date

 

 

Gesu’ Moribondo

(canto tipico di Castelforte)

E quanno Gesù fui moribondo

e Maria meza morta iva chiagnenno

E’ quanto è beglio glio pianto te la Maronna

quanno se vete glio figlio moribonto

E’ figlio te mamma

e che male t’ha fatto

sto figlio giaconto

E ce la misero na gran funi’nganna

così  miso ce glio mette a nna colonna.

E voi Giovanni te sia raccomantata la mia  mamma

e te sia raccomantata, tanto accorta

Reggina te glio cielo  fia alla morte

E l’aria se scura e glio mare se turba

e more Gesune giusto a vintin’ora

Piangete sorelle piangete su su

la morte crudele del caro Gesù

 

 

Morte di Gesù Maria s’affanna

(canto tipico di Maranola)

La morte di Gesù Maria s’affanna

Cristo fu flagellato a na colonna

Ce fu abbattuto da cento tiranni

Giuda che lo tradeva non se lo sonna

Vide che pianto che fa la Madonna

corre Giovanni a consolare Maria

Giovanni mio p’quante amore ti porto

trovate lo mio figlio vivo o morto

O vivo o morto noi lo troveremo

la strada ca hanno fatto noi faremo,

Quanne ci simmo pe’ le gran cittane

ce le ittamme le nostre lente voci

Ce le ittamme le nostre lente voci

Cristo da jaute parte ce rispose

O figlio figlio prima ca perite

te so’ venute nu poco a ritrovane

O figlio che puzz’esse beneditto

da cheste parte ‘nce so stata mai

Da cheste parte ‘nce so stata mai

nun saccio nì cisterne nì funtane

Te la putesse la testa ‘nghinare

la mano a mmocca te vorria calare

O pure te sentesse la Maddalena

Co’ le lacrime soie t’addefreschere

E lo sentirno i cani Giudei

facerno na mescolanza acito e fele

E figlio mio me ne voglio ire

qual’ è la strada c’aggia da pigliane

Mammà piglia la strada degl’ affocile

e prega chi è rimaste in caritane,

E le tre chiovele c’hanno da fane

e le facessero piccole e ben sottile

Ca le facessero piccole e ben sottile

c’hanna da trapassà carne gentile

Che le facessero piccole e ben quadrate

ca c’hanna trapassà carne e costate

e Giuda che ce steva allo presente

tre vonze e mezzo d’acciaio nun ci manca niente

Maria quanne sentiva quella nova

sùbbete venne meno di parola

Maria quanne senteva quella novella

sirò la retta e cadde a facci ‘nterra

Passò Gesù e disse o Madre mia

vado alla morte e tu pacienza n’hai

O figlio ca te scassono le vene

ca t’aggio perso agli anni trentatrene,

Trentatreanni lo Cristo aspetto

senza avere n’ora de conforto

Gliu Pataterno gli dunai la ‘nferta

co na corona de spine croce e morte

e venne Anna Giuseppe sposo e Maria s’affanna

e così sia la prima sposa ‘ncielo fu Maria

 

Gesu’ Mio

(canto attribuito a  Sant’Alfonso Maria dei Liguori)

Gesù mio con dure funi come reo chi ti legò?

Sono stati i miei peccati Gesù mio perdon pietà (rit)

Gesù mio la bella faccia chi crudele ti schiaffeggiò? (rit)

Gesù mio le sacre membra chi spietato ti flagellò? (rit)

Gesù mio la nobil fronte chi di spine ti coronò? (rit)

Gesù mio sulle tue spalle chi la croce ti caricò? (rit)

Gesù mio le sacre mani chi con i chiodi ti trapassò? (rit)

Gesù mio gli stanchi piedi chi alla croce ti inchiodò? (rit)

Gesù mio l’amante cuore chi con la lancia ti trapassò? (rit)

O Maria il tuo bel figlio chi l’uccise e lo straziò? (rit)

 

O Fieri Flagelli

(canto attribuito a  Sant’Alfonso Maria dei Liguori)

O fieri flagelli che al mio buon Signore che le carni squarciaste con tanto dolore

Non date più pene al caro mio bene non più tormentate l’amato Gesù

ferite quest’alma quest’alma ferite  ferite quest’alma che causa ne fu (Rit)

O spine crudeli che al mio buon Signore la testa pungeste con tanto dolore (Rit)

O chiodi spietati che al mio buon Signore le mani piagaste con tanto dolore (Rit)

O lancia tiranna che al mio buon Signore il fianco trafiggi con tanto furore (Rit)

Ti bastan le pene già date al mio bene trafiggi quest’alma che causa ne fu (Rit)